Come e perché confrontare tra loro gli anni

    Guido Zaffaroni

    L’analisi continua dell’andamento del conto economico è una delle chiavi del controllo di gestione: estremamente utile ed interessante è il confronto dei valori economici nel tempo.

    In questo articolo si vuole mostrare esempio di quanto appena sottolineato, descrivendo la rappresentazione e il confronto di valori di conto economico annuali.

    Si anticipa sin d’ora che particolare rilevanza (se non maggiore importanza a fine di controllo di gestione)  hanno la analisi infrannuali (semestrali, trimestrali e mensili):, è infatti opportuno segnalare che il taglio temporale dei dati che l’impresa desidera ottenere dal proprio sistema contabile è strettamente funzionale alla possibilità di conoscere in tempi più rapidi come la gestione si dipana e, di concerto, adottare scelte operative più rapide.

    Se il sistema informativo aziendale consente infatti di conoscere le dinamiche mensili, l’impresa potrà osservare già dal mese successivo il risultato del mese precedente e la sua composizione; e potrà rettificare le decisioni aziendali molto prima rispetto a chi ha strumenti di analisi più lenti.

    Come negli articoli precedenti, si procederà ricorrendo a strutture di rappresentazioni semplici, costituite da conti economici composti da non più di una decina di voci.

    Lo stesso schema di rappresentazione peraltro può essere applicato a qualsiasi grado di articolazione del piano dei conti aziendale.

    Riprendiamo il seguente esempio di conti economici annuali posti a confronto.

    Lo schema di conto economico è quello strutturato a scalare “Vendite/Costi variabili/Costi fissi” di cui si sono illustrate più volte le caratteristiche negli articoli precedenti cui si rinvia.

    Nel modello qui proposto si sono precisate due definizioni che il lettore dovrebbe interiorizzare in quanto di comune applicazione operatori economici: “EBITDA – Earning before Interest, Taxes and Depreciation”, e “EBIT – Earning before Interest and Taxes” 

    Ci si concentri sui numeri rappresentati nel conto economico.

    A tal riguardo, ritenendo che la capacità di leggere ed interpretare le rappresentazioni numeriche si acquisisca con allenamento, si ritiene utile procedere per approssimazioni successive.

    La prima lettura si concentri sul valore dei ricavi e dei risultati intermedi di ogni anno:

    I numeri mostrano:

    • che il valore dei ricavi è aumentato nei tre anni da 120.000 a 133.000;
    • che il risultato della gestione nel 2019 è stato di 9.300, nel 2020 è sceso a 4.000, e nel 2021 è risalito a 11.500.
    • i risultati ante imposte e quello netto sono variati seguendo l’ondeggiamento dell’ EBIT

    Il passaggio successivo è cercare di capire le ragioni dell’andamento economico e, nel caso in esame, l’anomalia del secondo anno in cui, con vendite maggiori del primo, si è avuto un risultato negativo.

    Si analizza la parte del conto economico che mostra la composizione del margine di contribuzione (vale a dire il risultato variabile generato dall’impresa che deve “coprire” i costi fissi).

    In questa fase ci si concentri sulle incidenze percentuali dei costi sul valore delle vendite, confrontando i valori che caratterizzano i vari anni.

    Il margine di contribuzione, pari nel 2019 al 39% delle vendite, è sceso al 37,1% nel 2020 per poi risalire al 38% nel 2021.

    Passando a capire perché il margine sia calato nel 2020, si esaminino i dati che lo compongono, osservando come il fattore più importante sia stato l’aumento del costo delle materie prime.

    • incidenza materiali su vendite 2019: 35,0%
    • incidenza materiali su vendite 2020: 37,1%
    • incidenza materiali su vendite 2021: 36,5%

    Minori oscillazioni hanno riguardato anche i costi per energia e il lavoro.

    Analizzate cosa è successo ai componenti variabili, il terzo passaggio è quello di esaminare la dinamica dei costi fissi.

    L’analisi di costi fissi prescinde in prima istanza dalle incidenze percentuali sulle vendite: per definizione, i costi fissi non dovrebbero variare in funzione dei ricavi.

    Ci si concentri così sul valore assoluto delle tipologie di costo.

    I dati mostrano che nel 2020 si è riscontrato un’esplosione dei costi fissi, aumentati dai 29.500 del 2019 a 36.000 nell’anno 2020, per poi tornare a 29.500 nel 2021.

    A questo punto si è “pronti” per la sintesi complessiva, che possiamo riassumere così:

    “L’andamento aziendale nel corso del triennio 2019-2021 è stato contrastato.

    I dati mostrano un buon andamento delle vendite aumentato da 120.000 del 2019 a 129.500 nel 2020 a 133.000 nel 2021.

    I risultati però non hanno seguito il trend positivo delle vendite.

    L’anno 2020 mostra uno sbandamento dei risultati: la gestione è stata negativa rispetto agli anni precedenti sia per effetto del dei costi dei materiali (notevolmente aumentati nell’incidenza sulle vendite) sia per l’esplosione dei costi fissi.

    Nel 2021 la gestione appare tornare in carreggiata; la Direzione aziendale ha agito sul costi dei materiali (la cui incidenza sulle vendite sta ritornando sui livelli del 2019) e su una stretta dei costi fissi, anch’essi riportati sul livello 2019”.

    Di seguito si presenta nuovamente il conto economico dei tre anni con evidenza degli scostamenti peggiorativi (su sfondo rosa) e migliorativi (su sfondo verde) nei tre periodi esaminati.

    In un prossimo articolo si illustreranno le peculiarità delle analisi di conto economico infrannuali.

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